lunedì 10 giugno 2013

Resoconto Reading "Quaderni d'inverno" Cantina del Serio - 10/05/2013




 

 

Ecco un estratto del mio intervento:


"Inizierei da una grande poetessa italiana del novecento, Alda Merini che pronunciava queste parole: “E allora il poeta deve parlare, deve prendere questa materia incandescente che è la vita di tutti i giorni, e farne oro colato… La poesia dovrebbe essere un fenomeno molto più extraconiugale, diciamo un fenomeno collettivo. Per carità, non tutti hanno voglia, tornando dal lavoro, di leggere i poeti, che Dio ce ne guardi. Però la poesia educa il cuore, la poesia fa la vita, riempie magari certe brutte lacune, alle volte anche la fame, la sete, il sonno. Magari anche la ferita di un grande amore, un amore che è finito, oppure un amore che potrebbe nascere.” Con queste parole Alda Merini, che era per eccellenza una visionaria, la poetessa della follia, della schizofrenia, del manicomio dei sensi e anche del manicomio vero e proprio, raccoglie l’aspetto forse più reale della poesia, ossia la capacità, attraverso lo scorrimento delle parole e la loro promiscuità, di consentire una rinascita, di ricomporre, così, senza preavviso, l’animo umano. E questo capita a chi la scrive ma anche a chi la legge la poesia. La poesia inevitabilmente si avvale del sogno e anzi diventa veicolo del sogno, ma non soltanto del sogno inteso come rovesciamento di tutti gli ambiti precostituiti, del sogno come utopia irraggiungibile (anche se talvolta inseguendo con fervore l’utopia ci si arricchisce e si arriva quasi sempre a sfiorarla), ma del sogno inteso come proiezione, come capacità di disegnare il futuro in base anche a qualcosa di concreto, non solo costruito in un’ottica immaginaria, facendo ricorso alla fantasia più pura. La fantasia non è soltanto un anticorpo, non è il fiore all’occhiello del poeta, dello scrittore, del sognatore o di colui che propende al progresso umano e si ribella. La fantasia è invece il prodotto di questo mondo, deriva e nasce grazie alle incapacità e all’assurdità di questa società, di questa classe dirigente, di questa classe politica, deriva dal mondo profanato nella sua autenticità dalle logiche del consumo, dalla distruzione della natura (sempre per il consumo di cui prima), dagli stereotipi e dai modelli culturali basati sul compromesso morale. La fantasia nasce dal singolo apparentemente ma non la sprigiona il singolo, la sprigionano questi fenomeni, il mondo in cui viviamo. C’è da notare come ormai il confine tra la fantasia ed il sogno reale, che per me coincide con la poesia, con la scrittura, con la sensibilità, con l’arte in generale, è diventato sempre più sottile. Ormai un tuo pensiero, una tua idea, un tuo principio, un tuo spunto, la tua creatività è frutto di fantasia come tutto il resto, non fa parte di un emisfero realizzabile o raggiungibile. Perché così è stato deciso. Ed ecco che ti pongono un’etichetta e ti relegano in una nicchia dove puoi blaterare in libertà. Ma la tua è fantasia perché l’hanno deciso gli altri, non perché esprimi qualcosa di irraggiungibile, di metafisico, paranormale o perché racconti favole e vorresti applicarle alla vita reale. La fantasia ti appartiene, così possono dire che sei fuori dalla realtà. Noi siamo la fantasia, la fantasia mortificata, che ha più punti di contatto con la realtà delle loro logiche."

 






Nelle immagini caricate, Roberto Valletta (voce) e Valentino Rizzo (chitarra) danno vita al Reading.
 



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